sabato 3 settembre 2016

Il pugilato, la fatica di combattere e quella di vivere

La fatica l’hai incontrata nelle albe gelide e stentate dell’inverno ed in quelle luminose e sfacciate dell’estate, quando hai preso per mano te stesso e ti sei trascinato all’aperto ad inghiottire aria, solitudine e pensieri. L’hai incontrata seduto a tavola, tra i familiari e gli amici, sentendoti talvolta in colpa per un boccone di troppo e per ogni bicchiere d’acqua deglutito, consapevole che ogni trasgressione l'avresti pagata con altro sudore, altre rinunce, sino a diventare una spugna da strizzare con le tue stesse mani.

L’hai incontrata tante volte sdraiato sul letto il pomeriggio, fingendo di non udire i rumori della casa e della strada, per cercare, ad occhi chiusi, di riassorbire l’energia del primo mattino, mandata via con le angosce, le paure e le incertezze, senza prestare attenzione ai gemiti dei muscoli e dei tendini.

L’hai incontrata appoggiando in spalla la sacca da palestra, sorridendo al prossimo per darti rinnovata volontà di guardare in viso il sacrificio e l’incosciente allegria di chi come te non “molla” dinanzi a nulla e a nessuno, pronto a subire, con apparente noncuranza, la pressione dell’allenamento, i rimproveri dell’allenatore e gli assalti dei compagni, coinvolti nella paradossale contraddizione di colpirti per aiutarti a crescere.

L’hai incontrata nelle notti di innaturale e sfinito sonno senza sogni, ed in quelle di molesto dormiveglia, mentre altrove i tuoi coetanei addobbavano i loro verdi anni, uguali ai tuoi, di amori ed allegria, stupiti e sconcertati di quanto immenso valore potesse avere per te ciò per cui eri pronto a rinunciare alle dolcezze della gioventù. L’hai incontrata sul ring, dove sei nato, morto e rinato così tante volte da non ricordartene neppure, e dove hai vinto la fatica, con gli occhi che stanno “dentro” il tenue velo che separa l’ubriacante momento del trionfo dal cupo baratro del dramma, giocandoti, contro un te stesso opposto, i sogni e il domani.

L’hai incontrata, infine, quando un giorno tutto è finito, ed hai scoperto che la tua vita doveva prepararsi all’estrema e più difficile della battaglie: quella di riuscire ad essere un uomo qualunque. Hai tremato davvero, come tremano gli uomini quando l’inconsapevolezza del futuro gli stringe la gola. Ti sei messo le mani sulle spalle e ti sei scosso con veemenza, come faceva nei momenti difficili il tuo maestro per riportarti a galla. 
L’hai fissata allora negli occhi la fatica e hai scoperto che era stata la tua incomoda amica di avventura. Ora le chiedi di starti accanto per il cammino che t’attende e che non sarà come quello già percorso, ma assai più difficile: perché nessuno ti concederà dieci secondi prima di decretare il ko, e non ci saranno arbitri, medici e maestri a salvarti la vita. La fatica di vivere. Da oggi la chiamerai così, senza averne paura, e riuscirai forse a vincerla ancora.

Gualtiero Becchetti

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