lunedì 15 settembre 2014

Da Billy Fox a Deontaty Wilder. Le ombre che muovono certe vittorie.


Billy Fox fu un "grande" pugile, o meglio, fu un pugile controllarlo e reso grande dalla mafia, con un manager, don Palermo, esperto in vassallaggio nei confronti di Carbo. Billy Fox non riuscì mai a convincere il pubblico, nemmeno dopo aver vinto il suo ventiseiesimo match per ko. Forse illuse qualche giornalista controllato anche lui dalla mafia, forse, perché infondo sappiamo tutti che con la cupola alle costole c'è poco da scherzare. 

Venne il grande giorno, quello che ogni pugile sogna: l'occasione del titolo mondiale dei medio-massimi contro Gus Lesnevich. Qui abbiamo la certezza matematica che la mafia ne restò fuori, e non l'aiutò, infatti Fox venne letteralmente massacrato, e al decimo round cadde al tappeto. Ma la mafia ebbe un cuore, strinse dinuovo quei rapporti che a volte segnano l'ascesa e il declino di alcuni boxeur, e il grande Billy Fox si riscattò alla grande, con altre sette vittorie per Ko, battendo addirittura il Toro del Bronx per Tko al quarto round. La vittoria contro Jake fece poco scalpore presso il pubblico americano, meravigliò di più quando Jake dichiarò alla commissione federale che gli fu imposto di perdere contro il "fenomeno" nero di Tusla.


Jake si vergognò per molti anni di aver dovuto perdere contro un cesso in guantoni. Ma tant'è, per quel pugile mediocre, quelle vittorie fomentarono la pretesa di una nuova chance titolata. Dopo la "fantastica" vittoria, infatti, venne la nuova opportunità mondiale, sempre lo stesso avversario Gus Lesnevich, e sempre con la stessa modalità di non aiuto da parte della mafia. Anche questa volta il verdetto fu identico, solo che il crollo al tappeto di Fox avvenne al primo round. La storia di Billy Fox ci fa capire molte cosa e ci suggeriscedi stare attenti ai numeri, ai curriculum, alle statistiche e alla percentuali dei ko.

Oggi ci mette in guardia da una promessa: Deontary Wilder.

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