domenica 1 settembre 2013

Il chirurgo hi-tech di Acquaviva delle Fonti: è il terzo robot negli ospedali pugliesi.

E' un chirurgo hi-tech, un robot di ultimissima generazione per la chirurgia mini-invasiva, che consente interventi di frontiera ma anche operazioni di routine. Quello dell'Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti è il terzo chirurgo robot in Puglia, dopo quelli già in dotazione alla clinica Madonnina di Bari e all’Ospedale di San Giovanni Rotondo, nel foggiano. Il robot chirurgico si chiama “Da Vinci”, è arrivato in Italia nel 2008 ma è diventato operativo solo nel 2010. Nel mondo ne esistono circa 550, mentre in Italia siamo a 35, in particolare l’ospedale di Acquaviva è la trentaseiesima struttura ospedaliera italiana a dotarsi del “Da Vinci”, apparecchiatura costata 500 mila euro, ma che è in grado di operare con grandissima precisione, riducendo l'invasività di alcuni interventi delicati, come quelli alla prostata.

Il robot è dotato di un sistema di visualizzazione tridimensionale del campo operativo, il tutto in alta definizione. Può quindi affiancare il chirurgo, per garantire il buon esito di interventi complessi. In sostanza, il chirurgo opera stando comodamente seduto davanti ad una consolle con la testa rivolta ad un visualizzatore tridimensionale, da qui comanda il robot all’utilizzo di strumenti in miniatura. Gli strumenti sono in grado di riprodurre fedelmente i movimenti della mano e del polso del chirurgo, attraverso un sistema di articolazioni meccaniche che garantiscono alla parte terminale della macchina fino a due gradi di libertà in più rispetto alla chirurgia laparoscopica. Il robot può collaborare a diverse specialità chirurgiche: toracica, digestiva, epatobiliare, endocrina e ginecologica. Il robot è in grado di asportare reni, vesciche e prostate con precisione mai raggiunta, ed in alcuni casi (vesciche) di favorirne la ricostruzione. In ginecologia sarà utilizzato per asportare fibromi e tumori delle ovaie e per curare le prolassi uterine. Per il dottor Da Vinci di Acquaviva si prevedono circa 500 interventi nei prossimi due anni, operazioni di alta complessità ma che verranno eseguiti con una tecnica mini-invasiva. Pensiamo agli interventi al pancreas, la bestia nera dei chirurghi addominali perché nascosto in profondità, delicato e a contatto con gli altri organi addominali. Riuscire quindi ad intervenire senza aprire tutto l’addome e senza asportare l’organo era fino a qualche anno fa impensabile.



Fino ad oggi i colleghi pugliesi del dottor “Da Vinci”, vale a dire i robot già in dotazione agli ospedali di San Giovanni Rotondo e alla clinica Madonnina di Bari, hanno eseguito circa 50 interventi, tra cui isterectomie, colecistectomie e baypass gastrico. Lo scopo è di farli lavorare a regime, sfruttando a pieno una risorsa altamente tecnologica ma ancora troppo costosa. Ricordiamo che nel 2010 il Da Vinci costava quasi 3 milioni di euro. In molte delle 35 strutture italiane che dispongono del Da Vinci, l’apparecchiatura non viene utilizzata con frequenza per ragioni di budget, il fatto è che la complessità degli interventi svolti dal Da Vinci non viene riconosciuta in modo adeguato dalla normativa che regola i rimborsi delle prestazioni sanitarie. Per intenderci, il valore delle rimborsi non è pari ai costi del robot, quindi la cifra rimborsata dalle Regioni è spesso di molto inferiore alla spesa sostenuta dalle strutture sanitarie per l’uso del robot, e resta quindi a carico degli Ospedale. Ecco perché è di primaria importanza la selezione  dei pazienti da trattare con l’alta tecnologia.

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