sabato 11 gennaio 2014

QUELLI DI… SERIE A 2013/2014 | Il Genoa asfalta l’Inter ed ipoteca la finale, il Bologna s’impone a Verona.

La sfida tra Verona e Bologna e lo scontro al vertice tra Inter e Genoa hanno chiuso col botto la sesta giornata del campionato. Due partite ricche di gol. Nella prima non c’è stata storia: al Verona non è bastato lo straordinario Rosario Lapiscopia per evitare un passivo da far rabbrividire. Nel big match invece il Genoa ha asfaltato l’Inter ed ha ipotecato la finalissima. Frustranti le immediate reazioni dei neroazzorri con il portiere Cosimo Cantore che nel post partita ha dichiarato «Vaffangul', cè partit de merd’!»

VERONA-BOLOGNA: 4-13
Da un lato la miglior difesa del campionato, quella veneta, con un Rosario Lapiscopia ancora in corsa per il titolo di portiere meno battuto. Dall’altro un Bologna in netta ripresa che nelle ultime due giornate ha stravolto la propria classifica. Tuttavia, malgrado gli ottimi presupposti è stata invece una partita senza via d’uscita per il Verona. Il Bologna ha dominato letteralmente gli scaligeri al punto che i tifosi della squadra di casa hanno abbandonato le tribune dopo nemmeno mezzora. Dieci goal subiti nell’arco del solo primo tempo. Il poker netto servito da Fabio Conte, e le triplette di De Iacovo e Maggiore, alle quali si è opposto solo un calcio di punizione trasformato da Trullo, hanno mandato le squadre negli spogliatoi sul parziale di 10-1.

A quel punto i tifosi del Verona, squadra che nonostante la posizione in classifica vanta un incredibile seguito di fans ed affezionati, pare si siano recati all'anagrafe di Ginosa a chiedere i nomi dei più remoti antenati di tutti i componenti della squadra veronese per essere il più precisi possibili nelle offese.
E’ valso a poco, dal momento che nella ripresa il copione è stato pressapoco lo stesso, col Bologna che ha allungato il vantaggio grazie ad Acclavio e Bianco, salvo poi subire la reazione tardiva dei veronesi che sono andati a segno prima con Lapiscopia, poi con Maddalena ed infine con Ribecco quando ormai la partita era irrimediabilmente compromessa. 

L’armonia di squadra tra i veneti è saltata definitivamente quando Trullo ha abbandonato il campo in aperta polemica col suo capitano Luisi. L’intero Verona è apparso decisamente troppo a trazione anteriore. Così, ogni volta che Rosario Lapiscopia si è sgolato a gridare "tornateeee" nessuno l'ha sentito, malgrado la vocina non proprio leggera dell’estremo difensore gialloblu. Sul 13º gol del Bologna i veneti si sono guardati in faccia e sono scoppiati a ridere pensando già alle pagelle. Vale a poco l’attenuante della sfortuna per la mezza dozzina di pali e traverse colpiti. Aldilà dei contenuti tecnico tattici, aldilà del risultato, e aldilà degli interpreti… il Verona visto ieri è una squadra da Lega Pro. Altro che “Quelli di.. Serie A”. Tutt’altro clima invece in casa rossoblù con Maurizio Bianco che a fine gara ha dichiarato: «Sono davvero felice. Questa è stata  la nostra miglior partita. Ci fa salire in classifica e ci permette di tornare a pensare in grande, visto che  il nostro obbiettivo è sempre stato  quello di accedere direttamente alla finalissima senza passare attraverso i playoff. E se le vinciamo tutte è ancora un obbiettivo possibile».

IL MIGLIORE Luca Ricciardi (Bologna), voto 7. Va detto che la sua faccia pulita e quell’aspetto rassicurante da rappresentante di spillatrici d’ufficio, stonano un po’ nel contesto di una squadra di “esagitati” che se domenica prossima sgozzassero un capretto e ne bevessero il sangue per esultare dopo un gol nessuno -onestamente(!)- si meraviglierebbe. Eppure, è proprio quell’aria rassicurante che piace ai suoi compagni. La sua capacità di fare le cose difficili facendole sembrare facili, dando fiducia all’intero reparto difensivo. Nel primo tempo para l’imparabile e si oppone con ogni parte del corpo (gioielli compresi!) alle cannonate di Luisi. THE WALL. 

IL PEGGIORE Cosimo Trullo (Verona), voto 4. Prova opaca per il difensore scaligero, che si intestardisce a voler fare il tiki taka.. ma i compagni di squadra non gli passano la palla e le sue giocate si rivelano ben presto un ki ti caca. Nella ripresa ingaggia una bella gara di velocità con De Iacovo, che riesce ogni volta a recuperare, salvo poi spazzare la palla sui piedi degli avversari. Abbandona il campo a dieci minuti dalla fine lasciando la squadra senza sostituzioni. CONFUSO.

INTER-GENOA: 9-12
Svanisce senza scuse il sogno dell’Inter. I neroazzurri cedono il passo e la testa della classifica ad un roccioso Genoa. Il verdetto del campo sorride ai liguri che si aggiudicano un big match ricchissimo di gol, e condito dalle preziose giocate del duo Lomagistro-Giannini. A dispetto delle pance orgogliosamente esibite (a metà tra un Bud Spancer e una gravidanza al settimo mese), il Genoa delle “buone forchette” è l’unica squadra a non accusare cali di rendimento dopo le abbuffate natalizie. I rossoblù giocano infatti un buon calcio, e lo fanno con una certa cognizione di causa. Giovandosi del Grande Mistero Glorioso del Calciomercato 2013, ovvero l’ingaggio di Antonio Lomagistro a parametro zero, sembrano aver trovato quello che gli mancava, ovvero: una persona che sa giocare a pallone. 

Il primo tempo si chiude sul punteggio di 4-3 per i rossoblù, poker del solito Giannini che fa il buono e il cattivo tempo contro una Inter svogliata. I padroni di casa restano però in partita grazie ad una incredibile tripletta di Domenico Ciriello. Ad inizio ripresa il capitano neroazzurro s’incarica anche di battere un calcio di rigore che grida vendetta, meraviglia e bestemmie, dal momento che Giove gli oppone una straordinaria parata. Ciriello aveva già messo il mysky a registrare, convinto che un poker (per una volta di gol e non di assi!) gli sarebbe valso un’intervista di Caressa. Per altro, si è trattato del primo rigore concesso all’Inter in questa stagione, ci voleva l'arbitro Pierino D’Angelo della sessione di Bongallina per sfatare questo tabù. Il resto della partita è tutto di marca genoana, l’equipe di Bianco ingrana la quarta, grazie anche agli spunti personali di Giannini che, tanto per citare Vasco, lascia tutti “Senza Parole” e si riporta in testa alla classifica cannonieri. Ma soprattutto grazie alle invenzioni di Lomagistro, il nuovo acquisto del Grifone riscuote gli applausi dell’esigente panchina rossoblù, meritandoli con giocate superbe e allo stesso tempo efficaci. L’Inter reagisce come può affidandosi alle sgroppate “Made in Posa”, ma è sempre il Genoa a mantenere il pallino del gioco, solo che Bianco e Mancino (giornata no per entrambi!) non sono l’emblema del cinismo e le innumerevoli occasioni create risultano vane. Francesco Moretti dalla panchina invoca "Colombe!!!" ed un sinistro di Mancino ne colpisce una in transito sul cielo del Palazzetto.

Nel post partita si apre una diatriba relativa agli autogol ed il Presidente Bianco dichiara: «Spiace che qualcuno ci voglia privare di due gol realizzati sul campo». Quando Ciriello gli fa notare che gli autogol sono tre, lui rettifica dicendo: «Inter merda. Gne gne». Anche Nigro, assente per compleanno, si scaglia contro il sistema: «Il Presidente aveva detto gne gne gne gne, spiace che qualcuno ci voglia privare di due gne...».

IL MIGLIORE Antonio Lomagistro (Genoa), voto 8. Partita di spessore. L’impresa sorride alla sostanza, al basso profilo e alla fantasia. In mezzo al campo è lui a fare la differenza, anche quando eccede nel fair-play (dopo essersi bevuto in dribbling mezza Inter!), rinunciando a metterla dentro solo perché Cantore e Mancuso si erano accidentalmente scontrati tra loro. Serve palloni con precisione chirurgica, alcuni di questi sembrano animarsi e dire «E dddddaaaiii suuu ma che ce vo’, se c’avevo una zampa me la davo da sola una bottarella, dai». Ma niente. Bianco e Mancino hanno lasciato il vocabolario Italo-Pallonese a Palagianello. Troppo anche per Lui. STRARIPANTE.

IL PEGGIORE Bianco/Mancino (Genoa), voto 4. Sono una bella coppia di attaccanti, ed hanno una certa intesa. Segnano zero gol in due, sfruttando al meglio i 148mila assist di Lomagistro. Urge fargli conoscere un fabbro di quelli bravi, semprechè non abbiano cominciato il girone di ritorno col chiaro obbiettivo di demolire la rete di protezione del Palazzetto. Le loro cannonate oltre la meta hanno ricordato ai presenti l’esistenza di un antico gioco ginosino noto a tutti come “Stamb e cozz”. SBANDATI.

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