giovedì 9 gennaio 2014

QUELLI DI... SERIE A 2013/2014 | La Fiorentina vince in zona cesarini, fatali per il Napoli i minuti di recupero.

Si torna in campo dopo le festività natalizie. La Fiorentina è obbligata a vincere per ridare vigore alla propria classifica dopo le onerose operazioni di mercato. Il Napoli invece deve far suoi i 3 punti per restare tra le big del torneo. Tra i padroni di casa e gli azzurri si contano in totale circa trentacinque tonnellate di cibo complessivamente divorate, esclusi panettoni e cartellate. La dieta da queste parti non esiste. Come logica conseguenza si rumina calcio brutto e si ciancicano azioni. 

FIORENTINA-NAPOLI: 6-4
«L’ultima volta che sono venuto al campo così scarico erano i giochi della gioventù ed avevo 12 anni», le dichiarazioni pre-partita di Tarasco sintetizzano con spietata efficacia il mortale tasso de scoglionamento col quale i calciatori partenopei raggiungono il Palazzetto. I viola dal canto loro sembrano condividere il retro pensiero partenopeo ed al fischio d’inizio Gianfranco Cardinale sprona i suoi con un emblematico: «Non correte troppo, non allungate, non sudate, non prendete colpi d’aria e non vi fate male». Comincia così una partita straniante.

In assenza di D’Angelo e Rucci, il Napoli si schiera con Tarantini e Santoro in difesa. I viola rispondono con Giannuzzi e Cardinale, ovvero “operazione Piedi Buoni”. I primi 15 minuti passano senza che accada nulla. La posta in gioco è alta, e nessuno vuole alzare il ritmo. Al 20’ il match rischia di perdere un possibile protagonista: Duca accusa un risentimento al flessore dell’attaccatura dei capelli, e per la prima volta nella sua vita colpisce una palla di testa, spettinandosi. Dopo la prima mezzora, l’uomo più pericoloso del match è il napoletano Tarasco, il che vuol dire… buste ai portieri. La partita si sblocca solo sul finire del primo tempo: Volpe si apre a mo’ di compasso per superare in dribbling Francesco Giannuzzi, e frana a terra toccandosi la coscia destra. I suoi compagni di squadra pensano: «Cazzo, no!!! Abbiamo la partita contro il Genoa!». Poi Volpe si rialza e sta bene, ed i suoi compagni di squadra pensano: «Cazzo, no!!! Abbiamo la partita col Genoa!». Sul conseguente calcio di punizione Francesco Tarantini serve Mazzone, che di sinistro batte Bavaro. Il Napoli chiude la prima frazione di gioco in vantaggio.

Nella ripresa i toscani provano a riequilibrare le sorti del match con una conclusione da fuori del nuovo acquisto Mancini, che a dispetto del suo cognome ogni volta che mette il sinistro manda la palla dalle parti del 118.  Sul capovolgimento di fronte, il Napoli raddoppia: traversone in area, mucchio selvaggio, Santoro si avventa sulla palla e batte Gianfranco Bavaro per il 2-0. La partita scorre via senza troppi problemi, i campani addormentano il gioco cercando di correre meno rischi possibili e partono di rimessa. Al 50° sale in cattedra Tarantini che prima piazza un fendente sotto l’incrocio per il 3-0, poi serve Tarasco, che con uno splendido colpo di pancia(!), firma il 4-0. La partita non sembra avere più molto da dire. Così i minuti passano, inutili e senza senso. Come i dribbling di Mazzone all’interno della propria area di rigore. 

A cinque minuti dalla fine però arriva l'episodio che cambia la storia della partita. Vincenzo Duca accusa una crisi di identità: l’arbitro gli nega un improbabile calcio d’angolo, e l’attaccante viola si trasforma in Aldo del cast di Aldo Giovanni e Giacomo,  e grida: “miiiinchianoncipossocredereeee”. Tarasco, che ancora non ha mandato giù l’affronto della prima giornata, gli sfila il pallone dalle mani, si prende la rimessa laterale e gli fa “Sii buono, sei superato, dopo anni di pubblicità imbarazzanti per la Wind non fai più ridere… è nostra!! Arbitro distanzaaa”. E’ l’episodio che suona la carica viola. Il capocannoniere del campionato si sveglia dal letargo per trasformarsi nell’eroe di giornata, e piazza in serie quattro gol in cinque minuti. Siamo sul 4-4 quando sul cronometro scocca il novantesimo. La panchina del Napoli, che fino a cinque minuti prima festeggiava i tre punti, comincia allora a fare i conti circa l’utilità di un’eventuale pareggio. Così Volpe chiede all’arbitro l’entità del recupero, e l’arbitro risponde: « Ancora due minuti». Nella mezzora successiva tutti i calciatori in campo realizzano che la relatività non è stata una scoperta di Einstain, ma è un’idea di Piero D’Angelo. Insomma, il recupero concesso dall’arbitro vale bene un tempo supplementare. 

E così, da una partita che sembrava ormai vinta agli azzurri tocca stringere i denti per difendere il pareggio. Ma i due colpi di mercato viola, rovinano ai campani anche questo sogno ridimensionato in corsa e ribaltano la partita. Mancini lancia in contropiede Ranaldo, che supera Francesco Guarino con un pallonetto e fa il 5-4. Neppure il tempo di centrare il pallone che i due si scambiano la cortesia, Ranaldo scodella in area, e Mancini raccoglie al volo la palla del rocambolesco e definitivo 6-4.

Ora, al Napoli di quest'anno tutto gli si può dire (compresa quella vasta gamma di espressioni valevoli querela o inimicizia delle più svariate confessioni religiose), ma non che non sia una squadra coerente. La costante di tutte le partite fino ad oggi giocate dai campani, anche quando il risultato l'ha smentita, è sempre stata la certezza granitica che nessun vantaggio al mondo potrà mettere al sicuro la squadra da una incredibile beffa finale. 

IL MIGLIORE Michele Mancini (Fiorentina), voto 7. Prende per mano la sua nuova squadra. Si erge a rappresentante di quella stirpe di difensori vecchio stampo nati per educare gli attaccanti ben pettinati e con la lamentela facile. Il trattamento Mancini rende uomini in soli 90 minuti. Tarasco, per dire, è invecchiato di dieci anni. Nel finale timbra il cartellino, mettendo il sigillo definitivo alla rimonta. Pregevole la fattura del gol: raccoglie un cross senza pretese di Ranaldo, chiamando a sé tutti i fotografi di Taranto e provincia.. per immortalare il destro che lui, mancino di nome ma non di fatto, scaraventa sotto l’incrocio. ANDREA TAROZZI.
IL PEGGIORE Gianvito Volpe (Napoli), voto 4. Il capitano del Napoli gioca la sua peggior partita da quando è nato. Per calmare i sintomi influenzali mette nella borraccia una tisana calda, base camomilla, e così il primo tempo se lo fa in un parziale stato di dormiveglia. Prova a riscattarsi nella ripresa: corre, sgomita, sportella, sgrugna, crea spazi e fa movimento. Cose belle, prerogative da attaccante moderno. Però ogni tanto ai nostalgici del calcio vero piacerebbe vedere il repertorio dell’attaccante antico: il tiro in porta, per esempio, e magari un gol. Ma lui niente, novanta minuti così. IMPALPABILE.

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