giovedì 30 gennaio 2014

QUELLI DI... SERIE A 2013/2014 | Il Napoli condanna il Verona alla retrocessione, il Genoa batte il Bologna.

Malgrado Inter e Fiorentina ferme ai box, i due testacoda della giornata hanno fornito il primo verdetto definitivo del campionato: l'esclusione del Verona dalla griglia playoff.

VERONA-NAPOLI: 6-13
Il Napoli condanna il Verona alla retrocessione e continua l’inseguimento alla capolista Genoa. L’esito dell’incontro che vedeva opposte la miglior difesa del campionato al peggiore attacco del torneo non ha riservato sorprese. Strapotere imbarazzante degli azzurri nel primo tempo. Tripletta di Volpe, tripletta di Tarantini e gol di Angelo Rucci. Ma soprattutto tanto gioco. Un antico proverbio africano dice che quando l’africano Gianvito Volpe entra in azione, non importa che tu sia Leone o Gazzella, lui è sempre una Volpe. Perciò quando il capitano del Napoli prende palla a centrocampo, e inventa il gioco, il gioco s’illumina. Il primo tempo finisce 7-0, per altro con l’estremo difensore veronese Rosario Lapiscopia grande protagonista nello sventare almeno altrettante nitide palle gol. A dire il vero il vantaggio con cui si va negli spogliatoi non impressiona i presenti dal momento che a reggere la difesa partenopea c’è un Martino Santoro in gran forma, l’uomo atleticamente più lento del mondo ma con la forma mentis tattica più veloce dei cinque continenti gioca la sua miglior partita da quando è a Napoli. Nella prima frazione di gioco il bassotto della difesa napoletana è sistematicamente in anticipo su Valerio Maddalena, l'attaccante del Verona nella prima mezzora non tocca mai palla, e ad un certo punto dice: "io quasi quasi me ne vado a casa a vedermi il secondo tempo della Lazio in Coppa Italia!".

Insomma, dopo i primi 45' la partita appare già bella che archiviata. Però the show must go on, e solo un grande showman può donare brio ad una storia già chiusa. Ecco quindi che nel Napoli Volpe lascia il campo per far posto a Tarasco, a cui bastano due minuti per provare il proprio talento: perde  palla sulla tre quarti e Giovanni Ribecco prontamente sfrutta il contropiede. Oggettivamente con Tarasco in campo la musica un pò cambia, suona tipo una canzone della Mannoia “è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare”. Quando Tarasco tocca il suo secondo pallone gli astri si allineano e succede una cosa già vista: palla persa a centrocampo, Tommaso Lapiscopia alza il sopracciglio e con un pallonetto corto coglie impreparato Guarino. Sarebbero due gol del Verona, ma sarebbero anche due errori di Tarasco. Lui però fa finta di niente, e da buon professionista lo rifà una terza, una quarta e una quinta volta. In tutti e tre i casi Valerio Maddalena, in contropiede, è bravo nel battere Guarino: 7-5. Nel giro di cinque minuti la partita "chiusa" si è riaperta. Ma se Tarasco l’ha riaperta, Tarasco la richiude, e come Rivera in quel famoso Italia-Germania del 1970, rimedia agli errori con quattro gol meravigliosi frutto di quei corsi seguiti a Coverciano dal titolo “prima di tirare in porta fai sempre 30 finte”.

Il finale di gara è una vetrina per Giuseppe Mazzone, l’ala azzurra è come il miele per le api veronesi, appena tocca palla lo raddoppiano, ed immediatamente i suoi compagni di squadra si smarcano, il problema è che nel suo vocabolario calcistico la parola “passaggio” non è ancora stata inventata e quindi il movimento dei suoi non serve a un cazzo. In ogni caso doppietta e cartellino timbrato anche per lui. Inutile la rete finale del solito Maddalena che incide solo nello score della classifica cannonieri. Finisce con questo 13-6 l’avventura del Verona, matematicamente fuori dalla griglia playoff con una partita di anticipo. Un’avventura comunque dignitosa e mai sopra le righe che molto probabilmente verrà premiata dal voto delle urne.

IL MIGLIORE Rosario Lapiscopia (Verona), voto 8. Per la prima volta nella storia di questa rubrica la palma del migliore in campo va ad un membro della squadra sconfitta. Il portiere dell’Hallas Verona, dopato di carisma e colpi di reni, è così gonfio di personalità che nella sfida contro il Napoli, al suo repertorio di parate di piedi e di mani, aggiunge la parata di testa. Subisce 13 gol ma ne sventa una ventina. Se non ci fosse stato lui il passivo avrebbe potuto assumere proporzioni imbarazzanti. UN PO’ BUFFON/ UN PO’ YURI CHEKI

IL PEGGIORE Giacinto Tarasco (Napoli), voto 3. Insomma, in teoria sarebbe uno dei migliori sul terreno di gioco. Fatta eccezione per qualche leggerezza iniziale stigmatizzata forse in modo eccessivo dai suoi compagni, ha giocato comunque una grande partita. Ha messo a segno quattro gol, ha elargito dribbling e finte per il grande pubblico, ed ha corso (e per correre lui, che generalmente percorre i 100mt nel tempo limite di 18h e 30 minuti, vuol dire che ce n’era davvero di bisogno). Tuttavia è colpevole d’aver fatto montare l’appetito ai suoi compagni di squadra poco prima del match, mostrando indegnamente la foto delle frittelle che sua moglie aveva appena sfornato e postato su facebook . Sovraeccitato all’idea di correre a casa a mangiare, decide di mangiarsi anche qualche gol nel finale di partita. INGORDO.

GENOA-BOLOGNA: 11-6
Il Genoa cucina una nuova vittoria e mantiene il primato. Il menu della domenica prevedeva tortellini alla bolognese. Chef Nigro, nell’inedita veste di allenatore, ha optato inizialmente per una cottura a fuoco lento di passaggi, sponde e manovra avvolgente. Una specie di tiki taka di quelli che divertono il pubblico, che però comunque si rompe le palle dal momento che per un buon quarto d’ora nessuno tira in porta. Dall’altra parte, sponda bolognese, Maurizio Bianco, anche lui nell’inedita versione di allenatore (causa il turno di squalifica da scontare), ha badato essenzialmente a contenere i danni schierando un prudente albero di Natale a forma di “tutti in difesa e lanci lunghi per Fabio Conte”.

Pronti, via e Genoa subito pericoloso. La partita inizia infatti con una clamorosa occasione sprecata da Domenico Bianco che fa drizzare Nigro sulla panchina “Ma che cazzo combini? Nel Frosinone dovevi giocare, addrizzati i piedi, scarparo!”. Dopo il primo quarto d’ora di studio è però proprio capitan Bianco a sbloccare il risultato con uno straordinario tiro al volo da fuori area che fa esultare Nigro: “capitano, io l’ho sempre detto che sei da Pallone d’oro”. E gli insulti precedenti erano solo modi per candidarlo al prestigioso premio. Al 20’ il Genoa raddoppia con Giannini, che su calcio piazzato timbra il 32’ sigillo stagionale col quale raggiunge Colin Powell, Bill Gates, gli U2 e Tomáš Skuhravý  nella speciale classifica di quelli per i quali i genoani metterebbero mani al portafogli. Una fiammata isolata, dal momento che subito dopo Maurizio Bianco gli piazza addosso Ciccio De Iacovo, così il bomber genoano non trova più la porta fino al termine della gara. Il Bologna ingrana la quarta e prima pareggia con una doppietta di Conte, poi passa inaspettatamente in vantaggio con un bel sinistro angolato di Grassi. A quel punto il portiere Fabrizio Giove decide di scuotere i suoi lanciando urla di guerra in stile All Blacks, che in cinque minuti sortiscono gli effetti sperati. Il genoano Antonio Lomagistro, omaggio estremo alla duttilità in mezzo al campo, capisce che per l'amico Giannini non è davvero giornata, e si sposta in attacco: poker in serie. Si va al riposo col Genoa in vantaggio per 6-3.

Nella ripresa una doppietta di Giancarlo Rizzi incrementa il vantaggio del Grifone e la gara appare irrimediabilmente chiusa. Però no. Il Bologna non ci sta. Francesco De Iacovo, l’uomo che prima o dopo costringerà i letterati a trovare un nome alternativo al dare soldi prima del pagamento, perché chiamare “anticipo” la cosa che fa lui è poco rispettoso, decide che fare solo la fase difensiva non serve. E si spinge in attacco. Destro, sinistro, poi di nuovo il destro: 8-6 e partita riaperta. A richiuderla ci pensa una nuova mossa tattica di mister Nigro che fa uscire Lomagistro, problemi con la digestione della cipolla per lui, e manda in campo Giovanni Mancino, verosimilmente per far girare la squadra (quella avversaria). Mancino risponde alla chiamata con una doppietta che chiude gli ultimi spiragli di speranza bolognese.

IL MIGLIORE Giancarlo Rizzi (Genoa), voto 8. Tracce di sangue nel fomento. E’ il leader silenzioso della difesa. Corsa, cuore, interventi efficaci, e tiri -un po’ meno efficaci- dalla distanza, che tuttavia per due volte costringono Luca Ricciardi a fare il raccattapalle nella propria porta. Nella girandola delle sostituzioni “a muzzo” di Mister Nigro è l’unico a non esser mai chiamato in panca. Gioca tutti i novanta minuti ad alto livello e finisce la partita stremato e coi crampi. Se sopravvive dovrebbe esserci anche contro la Fiorentina. HIGHLANDER.

IL PEGGIORE Claudio Giannini (Genoa), voto 5. Il bomber del torneo si inceppa. Aldilà dei gol, il suo contributo in campo è notevole, ed il Genoa senza di lui non sarebbe una squadra. Tuttavia l’avevamo lasciato in aperta polemica con il sistema che gli aveva “cancellato” 3 gol sul tabellino, 2 dei quali magicamente riapparsi qualche giorno dopo.. la sua dichiarazione al veleno era stata: “Ne farò molti altri”. Al ritorno in campo ne fa solo uno. IMPECHEMENT.

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