«Non c'è futuro per me in questo sport se combatto cosi raramente». Se non è uno sfogo rischia di essere una notizia. Lui è Vincenzo Finiello, un metro e settantacinque di altezza, sessanta kg al peso. Ha 29 anni, e di professione fa il pugile. Venerdì scorso mi ha chiesto di guardare la diretta televisiva di Sportitalia, che in serata ha trasmesso il suo 9° incontro da professionista contro Michele Di Mari, conclusosi con verdetto di parità. Ho seguito un match piacevole, con buonissimi contenuti tecnici e agonistici, perciò il giorno dopo gli ho scritto. Mi sono complimentato con lui e gli ho chiesto dei suoi programmi futuri. Mi è arrivata la classica risposta da k.o. «Nessun programma, sto pensando di mollare».
Mollare. La parola più odiata nel vocabolario di un pugile. Ma anche quella che ritorna ricorrente nei pensieri di centinaia di atleti, che non vedono ripagati i propri sacrifici e maturano decisioni, talvolta definitive, nello spazio di sei round. Ma lui continua: «Non c’entra l’incontro con Di Mari, certo è un match nel quale io sono convinto di aver meritato di più [...], ma le decisioni dei giudici vanno accettate, alla fine sono le regole di questo sport».
Vincenzo Finiello, nella foto ai campionati Italiani dilettanti, passato Pro nel 2010 ha fino ad oggi disputato 9 incontri |
Vincenzo Finiello è uno che si è sempre allenato costantemente, vivendo la boxe come passione, prima ancora che come professione. Come lui, tanti. Tanti anche quelli che ogni anno annunciano di voler lasciare, ma poi cambiano idea a stretto giro di posta. Perché arriva l'occasione attesa, il match della vita, o solo perché non sanno fare a meno del pugilato. Rivedremo Finiello sul ring?
Nessun commento:
Posta un commento