lunedì 19 agosto 2013

Vincenzo Finiello: «Non c'è futuro per me se combatto così raramente»

«Non c'è futuro per me in questo sport se combatto cosi raramente». Se non è uno sfogo rischia di essere una notizia. Lui è Vincenzo Finiello, un metro e settantacinque di altezza, sessanta kg al peso. Ha 29 anni, e di professione fa il pugile. Venerdì scorso mi ha chiesto di guardare la diretta televisiva di Sportitalia, che in serata ha trasmesso il suo 9° incontro da professionista contro Michele Di Mari, conclusosi con verdetto di parità. Ho seguito un match piacevole, con buonissimi contenuti tecnici e agonistici, perciò il giorno dopo gli ho scritto. Mi sono complimentato con lui e gli ho chiesto dei suoi programmi futuri. Mi è arrivata la classica risposta da k.o. «Nessun programma, sto pensando di mollare».

Mollare. La parola più odiata nel vocabolario di un pugile. Ma anche quella che ritorna ricorrente nei pensieri di centinaia di atleti, che non vedono ripagati i propri sacrifici e maturano decisioni, talvolta definitive, nello spazio di sei round. Ma lui continua: «Non c’entra l’incontro con Di Mari, certo è un match nel quale io sono convinto di aver meritato di più [...], ma le decisioni dei giudici vanno accettate, alla fine sono le regole di questo sport»
Vincenzo Finiello, nella foto ai campionati Italiani dilettanti,
passato Pro nel 2010 ha fino ad oggi disputato 9 incontri
Così raccolgo uno storia aperta su un pugilato che non posso vedere alla televisione. Fatto di rinunce e giornate passate in palestra, alle prese con diete da cani per rimanere nei limiti di peso. Un pugilato di tempo, moltissimo tempo, tolto agli affetti e dedicato alla boxe. Finiello è un peso leggero di talento, salernitano di nascita, ciociaro di residenza e di cultura pugilistica. Ha esordito tra i professionisti nel 2010, dopo essere stato campione italiano negli Assoluti e primo alle Universitarie Pugilistiche. Nei dilettanti si è confrontato con tutti, anche con l’olimpionico Domenico Valentino e col nazionale Carmine Tommasone. Poi, sotto la guida del suo allenatore Gianluca Gabriele, ha cominciato l'avventura da professionista. Alla sua quarta volta sul ring ha battuto ai punti Andrea Scarpa, attuale campione italiano dei Superleggeri, e già campione italiano dei superpiuma. La memoria vivifica, l’oblio annienta. Gli chiedo come mai pensa di smettere uno che non è mai stato battuto sul quadrato. «I sacrifici sono troppi, monetari e non, e la soddisfazioni molte di meno, e non vedo come possano cambiare le cose se continuo a salire sul ring una volta ogni sei mesi. Non puoi garantire niente a nessuno, e per uno ambizioso come me è troppo frustrante».

Vincenzo Finiello è uno che si è sempre allenato costantemente, vivendo la boxe come passione, prima ancora che come professione. Come lui, tanti. Tanti anche quelli che ogni anno annunciano di voler lasciare, ma poi cambiano idea a stretto giro di posta. Perché arriva l'occasione attesa, il match della vita, o solo perché non sanno fare a meno del pugilato. Rivedremo Finiello sul ring?

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