Mentre la rivolta dei Forconi blocca l'Italia in lungo e in largo, al Palazzetto si prova a rivoluzionare la classifica, che dopo la 5° giornata comincia finalmente ad allungarsi.
FIORENTINA-GENOA: 6-11
FIORENTINA-GENOA: 6-11
«Abbiamo perso perché si è infortunato Giannini»… però «un
giocatore non fa la differenza» e «Siamo una buona squadra anche senza il top
player». Li avevamo lasciati così, a piangersi addosso con tutto questo pòpò di
frasi fatte e luoghi comuni, per giustificare in mille modi una sconfitta
strameritata. Li ritroviamo con in rosa il nuovo acquisto Antonio Lomagistro e post a
tutta pagina nel gruppo “Toppleyeer”. E’ il Genoa dei colpi di mercato, se non
altro, quello che torna alla vittoria in quel di Firenze. I grifoni entrano in
campo concentrati. Gli manca il bomber Giannini. Gli manca Moretti. Chi
l’avrebbe mai detto che una squadra di calcio potesse arrivare a soffrire
addirittura l’assenza di Moretti. E invece… la sofferenza aumenta quando Duca,
con il capello pettinato versione Cristiano Malgioglio, segna un gol da
antologia e sblocca a sorpresa il risultato. Passano pochi istanti e il bomber
viola raddoppia. Gli ospiti però ci mettono poco a ristabilire le gerarchie,
poker di Giovanni Mancino e gol di Rizzi. Si va al riposo col Genoa sopra di 3 gol. Stesso copione nella ripresa quando è l’altro genoano Lomagistro, all’esordio
assoluto, a servire un poker di buonissima fattura. Inutili le cannonate di
Duca che di volta in volta prova ad accorciare le distanze. Il Genoa sale a 10
punti, la Fiorentina resta inchiodata a quota 1, in piena zona retrocessione.
IL MIGLIORE Giovanni Mancino (GENOA), voto 8. Nella variegata fauna degli attaccanti genoani, l’esemplare in questione si dimostra uno dei più temibili. Esperto, rapido, dotato di una buona corsa. Senza Moretti che lo chiama a ripiegare in fase difensiva gioca probabilmente la sua miglior partita. Ricorda molto il giocatore udinese Pinzi, ma è più forte (non che ci voglia molto ad essere più forte di Pinzi). Segna quatto gol in rapida successione, poi si siede in panchina, dove viene ibernato. SPADACCINO.
IL PEGGIORE Giuseppe Nigro (GENOA), voto 3. Per farsi
perdonare la “tirchieria delle fotocopie” fa il generoso nel compilare le
pagelle. A se stesso assegna un larghissimo 7 definendo “salvataggi sulla
linea” due stampe sulla schiena rimediate nel primo tempo, ed a tutti gli altri
elargisce sei e mezzo in larga scala manco avessero giocato Real Madrid e
Manchester. Nelle sue pagelle nessuno, e
dico nessuno, tra compagni ed avversari, va sotto la sufficienza. PARACULO.
INTER-BOLOGNA: 8-7
Vittoria sofferta per la
formazione di Ciriello, che incassa tre punti d’oro all’ultimissimo secondo di
una partita incandescente. I bolognesi pagano l’inesperienza e si lasciano
sfuggire un punto preziosissimo che avrebbe rimescolato ancora una volta la
classifica. L’avvio degli emiliani è sprint e alla prima occasione passano:
ottimo spunto di De Iacovo che batte Cosimo Cantore con un pallonetto. L’inter si
getta in avanti alla ricerca del pareggio e lo trova con il solito Posa, che di
li a poco segna anche il gol del vantaggio neroazzurro. Il Bologna reagisce:
prima pareggia con Maurizio Bianco e poi si porta in vantaggio con Galante. La partita
continua su questa altalena fino al 5-5 con cui si va al riposo. Gli ospiti non
demordono e insistono nella ripresa, lasciando però invitanti spazi all’Inter
che colpisce di rimessa, fino al 7-7 del 90’. Sembra finita e invece l’arbitro chiama
ben quattro minuti di recupero, che trascorrono rapidi senza sussulti, finchè…
a pochi secondi dalla fine… Vito Minerva arpiona una palla vagante a metà campo, e si
ricorda che da grandi lanci derivano grandi responsabilità e così scodella una
palla ad minchiam dall’altra parte del campo, un “assist millimetrico” per
Mancuso che piazza sotto la traversa un pallone imprendibile per Ricciardi.
Orgasmo multiplo per Domenico Ciriello che urla “sììì, sìììììì...” mentre
abbandona la zona tecnica, disarcionando letteralmente la panchina, per
abbracciare l’eroe di giornata, scardinando tra l’altro l’ultima parte di
recinzione ancora sopravvissuta alle recenti partite dell’Inter.
IL MIGLIORE Marco Ricciardi (INTER), voto 7. Si era infortunato alla prima giornata, e invece di rimpiazzarlo i neroazzurri se lo sono tenuti stretto. Imposta il gioco e carica la squadra. Copre le sgroppate di Santantonio quando il furetto neroazzurro cerca gloria nella metà campo avversaria. Quando invece viene lasciato da solo fa tranquillamente reparto da solo. Non conosce ancora bene i propri compagni di squadra però sa che i suoi amici sono i nemici dei suoi nemici. E questo gli basta. NESTA.
IL PEGGIORE Michele Maggiore (Bologna),
voto 5. Polveri bagnate per il Gattuso
bolognese. E’ come quando lasci la tv con la luce rossa, che non è spenta ma
nemmeno accesa. La squadra non gira e lui non corre. Lo ricordiamo, e non certo
positivamente, per l'esclamazione «bene, meglio così!» quando l’arbitro ha
intimato la fine delle ostilità. Non vedeva l’ora di andar via. DEMOTIVATO.
Una nota a parte per i fratelli
Ciriello. Semaforo rosso per il più giovane dei due, Alessio, che gioca
discretamente la prima parte del match. Dopo i primi venti minuti però frana
addosso a Fabio Conte in stile antico gioco ginosino “iun mont la lun”. Al direttore di gara ed alle
sedici televisioni collegate in tutto il mondo appare fallo netto, a lui no,
così abbandona il terreno di gioco in aperta polemica con l’arbitro. Semaforo
verde invece per “jolly” Domenico, che in veste di allenatore giocatore, spiazza
tutti con un cambio. Con l’Inter sotto di due gol ti aspetti che lasci dentro
Pos-olone a fare da boa, invece no. Dentro lui al posto di Posa, fuori
Ricciardi per Santantonio ed in avanti Mancuso e Minerva a fare da ali di
rondine. Schema ad albero di Natale, in linea col periodo. Sono quegli assetti
once in a life time che rimangono per sempre nella memoria se la partita va
molto bene o va molto male. A lui è andata molto bene.
NAPOLI-VERONA: 8-3
Terzo successo interno per il
Napoli che da continuità al proprio campionato con una nuova vittoria,
importantissima in chiave di primato in classifica. Battuta d’arresto invece
per il Verona, dopo la bella vittoria ottenuta a Genoa la settimana scorsa.
I padroni di casa scendono in
campo un po’ rimaneggiati, assente Santoro per partita di poker, presenti invece Volpe
e Tarasco per amor di squadra, febbricitanti, onorano la maglia passando
dall’aereosol al campetto. La panchina partenopea è allestita a mò
d’infermeria: spray nasale, iodosan Gola, e tisane d’acqua calda. S’ammala
invece nel corso del match Francesco Tarantini, che dopo la prima mezzora comincia
ad accusare allucinazioni e risate immotivate. Dopo i primi tre interventi
plastici di Rosario Lapiscopia, gli attaccanti azzurri capiscono che per
segnare ad uno così bisogna tirare forte e centrale, è inutile cercare di fare
la barba ai pali, con Lapiscopia in porta i pali sono sempre freschi di rasatura.
La partita rimane sui binari dell’equilibrio per i primi dieci minuti, poi
capitan Volpe sblocca il match inventandosi un eurogol. Il Verona si scopre
alla ricerca del pareggio e gli avanti napoletani colpiscono in contropiede. La
gabbia su Valerio Maddalena funziona e si va al riposo sul tennistico 6-1. La
ripresa è scevra di emozioni fatto salvo il gol di Tommaso Lapiscopia versione
Zidane tiro al volo in Champions League, ininfluente ai fini del punteggio
finale, però il più bel gol del torneo fino ad oggi. Nel finale c’è gloria
anche per Rucci, il nuovo acquisto azzurro è sceso in campo vestito di k-way
come uno che ha vissuto la propria infanzia in una periferia disagiata ed ha
calcato i campi polverosi di una qualche metropoli sudamericana. Sotto il k-way
una maglia della Juventus anni 90’ con lo sponsor Upim, che solo i suoi
compagni di squadra hanno potuto apprezzare negli spogliatoi. Il Verona chiude
in attacco ma non riapre più la partita, anche se il ko in termini di punteggio
è da ritenersi troppo pesante rispetto a quanto fatto vedere sul campo dalla squadra
scaligera.
IL MIGLIORE Gianvito Volpe (NAPOLI), voto 7. Scende in campo con un principio di influenza e contagia i compagni di squadra bevendo alla borraccia comune. Contemporaneamente seconda punta, esterno destro, ala sinistra, mezzala, trequartista, viceallenatore in tribuna, direttore del marketing ed organizzatore del campionato, corre e segna più di tutti. Garibaldino nel primo tempo quando recupera a centrocampo una palla che ai comuni mortali appare innocua, e la trasforma in oro: veronica, serpentina nello stretto e palla all’angolino. Scatafionda tunnel che a confronto la microchirurgia è imprecisa. Nel finale cala visibilmente davanti all’incubo del termometro. La carnagione è quella di Zapata, il carisma è quello del Leader. HAMSIK!
IL PEGGIORE Francesco Tarantini
(NAPOLI), voto 4. Segna due gol ad inizio partita, prima di incartarsi in
passaggi sbagliati, mischie furibonde con se stesso e qualche tiro che si
infrange sulle caviglie dell'avversario più vicino. Va dallo psicologo ogni
volta che si trova solo davanti al portiere. Si ritrova tra i piedi qualcosa
tipo 675 palle-gol e puntualmente si inceppa. Nel primo tempo l’arbitro accorda
al Napoli una punizione inesistente per un «lasciaaa!!!» gridato da Trullo, Tarantini si incarica della battuta, compagni ed avversari lo invitano al fair play, lui invece calcia angolato sfiorando il gol. A fine partita
dichiara «ho fatto 3 gol». Il giorno dopo su facebook dice d’averne fatti 4. CONFUSO.
Con il recupero di lunedì il
Napoli chiuderà il girone d’andata. "Ma kù stù fridd’ a Bologna? La ser’?
Il 16 dicembre?". Niente, nemmeno il tempo di festeggiare ed i napoletani
sono già in ansia per la partita di lunedì, a Bologna tocca andare a spaccare
le brocche per prendersi il titolo campioni d’inverno. Con Inter e Genoa che
quasi certamente tireranno i piedi.
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